sabato 29 giugno 2013

Cinema e 1, cinema e 2, cinema e 3!

Settimana film. 
Sapete, ho proprio una grande passione per il cinema, l’unica cosa che mi frena è che ormai il prezzo del biglietto è arrivato ad un livello tale che sembra di stare acquisendo una parte dei diritti d’autore del film, per cui sempre meno persone si accalcano davanti alle biglietterie, e le uniche code per i film che vedo sono quelle sui Bittorrent, JDownloader, ecc… (per inciso, software di download pirata ;) ).
Il buon cinema vale il biglietto, checché se ne dica, ma il prezzo andrebbe ridimensionato. Proposta degli ultimi tempi negli USA è quella di un biglietto proporzionato alla spesa per la realizzazione del film, e questa cosa mi ha fatto venire in mente, insieme a tante altre, una parte di questo post ( il titolo del post, per chi non lo avesse colto, riprende un banditore d'asta).
Vedete, in questa settimana, da grande appassionato soprattutto delle storie di supereroi, sono stato ( insieme al fidato coautore del blog, che aspetto sempre si dimostri tale ;) ) al cinema a vedere “L’uomo d’acciaio”, risposta ferro-carboniosa della DC comics al grandissimo “Iron Man”, che di diverso oltre ai poteri ha solo il materiale.
Da bambini i primi supereroi ai quali ci siamo abituati, se non altro perché cinematograficamente hanno una storia ben più remota, sono Batman e Superman, e recentemente hanno visto una grande rinascita anche grazie al genio dei Nolan, oltre ad una spropositata manciata di effetti speciali, i quali valgono totalmente il prezzo del biglietto. Ecco, secondo questa descrizione, il prezzo del biglietto dovrebbe essere, mettiamo, 20€.
Ma il prezzo del biglietto vale ciò che il film ci lascia dentro?
Ok, mi è rimasta la sensazione di volare, ci ho provato, ed ora l’Itali è fuori dalla crisi petrolifera, ma affronta spese ospedaliere per curarmi che parificano il ricavato dal greggio ;).
Mi è rimasta la voglia di sconfiggere i maledetti Kryptoniani, ma quelli in Italia mica ci vengono, già distruggiamo tanto noi del nostro patrimonio, che vengono a fare…
E poi… e poi mi è rimasta la storia d’amore di Superman e Lois Lane ( a proposito, carinissimo il gioco che la mamma di Superman la interpreti Diane Lane!). Mi è rimasta la storia d’amore di Superman e Lois??



Beh veramente no, le scene non sono proprio quelle di Reeve che scendeva roteando con la sua Lois. Mmh…proprio no.
Allora del film non mi è rimasto granché, se non 2h e passa di meraviglia e gasamento per gli effetti.
Beh, sai che si fa? Si torna un po’ al caro vecchio cinema, di quelli che costavano poco, quasi niente, ma che tanto significato avevano.
E allora così, da un discorso casuale, mi torna in mente un film che sapevo essere simpaticissimo ma non ero riuscito mai a vedere interamente, e decido di vederlo. Il titolo, per chi lo volesse, è “A piedi nudi nel parco”.
Brevemente: attori principali sono Robert Redford e Jane Fonda, ambientazione NY.
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Ora, non so voi, ma a me i film realistici ambientati nelle città reali mi fanno uno strano effetto. Per questo, ad esempio,  a NY sono entrato da Tiffany, oltre che per avere un saggio della grandissima gioielleria ( e non per domandare cornetto e cappuccino, anche se Apu nei Simpson era riuscito a farsi servire!). Per Smallville o Gotham City Ryanair non fa servizio, quindi nulla.
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La storia gira intorno ad una coppia di sposini novelli, molto innamorati, che decidono di fare la loro luna di miele all’Hotel Plaza, in un turbine di passione che praticamente li vede circa una settimana chiusi in una stanza d’albergo senza uscire mai. Ecco loro, fin quando si baciano e si toccano e si tengono stretti si sentono in un mondo tutto loro, un mondo inattaccabile anche testimoniato dalle frasi senza senso che si scambiano.
Nel momento in cui Paul (Redford) decide che forse è il caso di andare a lavoro e di lasciare l’albergo inizia la fase calante.  I due, infatti, si danno appuntamento nella loro casa appena acquistata, che si trova al 5° piano di una palazzina senza ascensore. Una casa che definire “ bomboniera” per la piccolezza è un complimento, ma che vuole simboleggiare il classico nido d’amore; a testimonianza di ciò, una delle prime cose che lei fa è riprendere bene le misure della camera, così piccola che l’unico letto che vi entra è da una piazza e mezza, per stare “vicini vicini”, e non c’è possibilità alcuna di un armadio (ma nell’idea che lei si era fatta anche in quei giorni all’hotel non erano previsti vestiti). Lo stesso per il riscaldamento, del quale non troppo si preoccupa, ecc…
Il personaggio di Jane Fonda è di quelli, simpaticissimi, iperattivi, che fanno della spensieratezza la loro ragione di vita, personaggio che contrasta fortemente con la razionalità di Redford, avvocato che cerca la scalata al successo. Ed ecco che la crisi fa capolino quando questi due mondi si scontrano al di fuori delle lenzuola, e fuori dall’abbraccio lei manifesta insicurezza, o meglio, non si sente a suo agio in una storia d’amore che non sia pura passione e spensieratezza. Lui fuori casa, lei in casa. Lui, in particolare, porta con sé una bottiglia di scotch e se ne va al parco, quello stesso parco sul quale era stato rimproverato, perché non voleva passeggiarvi a piedi nudi come invece lei voleva. Ma nella distanza lei capisce che, in fondo, ama davvero lui e lo torna a cercare, e lo vede scalzo che danza ubriaco nel parco: ora le parti si sono invertite, perché in lei c’è il senno dell’amore, mentre lui, ubriaco, fa esattamente quello che lei voleva e faceva in precedenza, per cui parafrasando si può dire che Jane Fonda risultasse “ubriaca d’amore”.
Il film poi sia avvia verso il lieto fine, ecc… e altri piccoli significati li lascio ritrovare a voi, non voglio rovinarvi il film... :) Particolare il fatto che in un film che sostanzialmente è un film d’amore, il vero “Ti amo” venga pronunciato alla fine, quando entrambi si avviano alla vera vita insieme fatta di amore passionale, spirituale e del quotidiano.
Ecco, finito il film cosa mi rimane? Penso si sia  capito… il film di per sé sembra davvero poca roba, ma porta a riflettere, e quindi diviene un gran bel film per il messaggio che riesce a comunicare. Sulla base di quanto proposto in USA dovremmo pagare 5€ per vederlo, dato il budget effettivamente di poco conto. Eppure, in realtà, questi sono i film migliori, quelli che lasciano una certa morale; anche se la città di notte risulta illuminata solo dai lampioni e non dallo spot con pipistrello, non vuol dire che non valga la pena di vedere il film.

Io personalmente rivedrei il film 4 volte. E forse una camminata a piedi nudi nel parco vale la pena farla, ogni tanto.




lunedì 10 giugno 2013

Sliding doors


Sì, lo confermo: ho una mente malata.
Chiunque ha giornalmente in mente tante cose, le sente alla tv, per lavoro, per passione. Ma le passioni sono, solitamente, qualcosa di rilassante; le parole che ogni tanto vengono in mente così, quando non si pensa a nulla, sono sicuramente legate al quotidiano, o a qualcosa che abbiamo vissuto e che sì è stabilito nel nostro inconscio, pronto a venire a galla.
Freud lo diceva, nulla avviene per caso, soprattutto perchè, come gli antichi latini insegnano ( a me no, visto che non ho studiato latino ;P ) :”Faber est suae quisque fortunae”, ognuno è artefice del proprio destino, quindi quello che noi pensiamo sia un deja- vù o simili potrebbe benissimo essere che lo abbiamo causato noi.
Quindi, adesso, proviamo a pensare a caso ad una parola, insieme.
Ecco, a molti sarà venuta in mente una parola di una canzone, Facebook, ecc...
Fortunati voi, a me l'altro giorno è venuto in mente questo: entanglement.
Ecco spiegato il meraviglioso preambolo che sembra essere il degno anticipo di un ricovero neuropsichiatrico.
Molti di voi forse non conosceranno questa parola, anche se mi vanto di pochi lettori ma acculturati. Per chi non conosce questa parola ne riporto la definizione di Wikipedia, e poi filosofeggiando un po' capirete come e perchè questa parola sia affascinante.
L'entanglement quantistico o correlazione quantistica è un fenomeno quantistico, privo di analogo classico, in cui ogni stato quantico di un insieme di due o più sistemi fisici dipende dallo stato di ciascun sistema, anche se essi sono spazialmente separati. Viene a volte reso in italiano con il termine "non-separabilità".
Letto questo, i pochi di voi che saranno ancora svegli si staranno chiedendo perchè quei due neuroni che ci sono nell'ampio del mio cranio non abbiano niente altro da fare che pensare a questo e, ovviamente, con tutto quello che ne segue, a tutti i vari principi della fisica ad esso collegati, come il paradosso EPR ( se ne volete una spiegazione scientifica vi rimando a wiki).
Zzz...zzz...zzz
Ok. Vediamo perchè ci dovrebbe affascinare un concetto che riguarda le particelle, che nulla sembra avere a che fare con il nostro mondo.
La definizione ha nascosto in sé questo: due particelle che vengono messe insieme possono influenzarsi l'un l'altra, anche se sono spazialmente distanti. Cioè le proprietà di una possono cambiare in ragione di quelle dell'altra.
Fantastico.
Pensate a quanto le particelle ci somigliano. Le persone sono come spugne, assorbono le une dalle altre, assumono comportamenti in funzione di come si comportano le altre.
Magnifico.
Ora passo all'interpretazione che mi piace di più.
Due persone lontane possono agire e influenzare ciò che succederà, magari ad altre, magari a sé. Anche la più piccola azione non è nulla, ma ha ripercussioni da qualche parte, per qualcuno. “Il battito d'ali di una farfalla può causare un tornado dall'altra parte del mondo”: avrete sentito questo concetto miliardi di volte, e in esso questo concetto racchiude anche quello di entanglement.
Visto che non è tanto lontano da noi???
Inoltre, come spesso mi capita, succede che le cose che sembrano venire in mente per caso, tali non sono. Ed ecco che, ragionando sull'entanglement, arrivo subito alla teoria che più amo, e che secondo me è qualcosa di talmente bello e profondo che sarebbe impossibile da spiegare in poche righe: la teoria dei gradi di separazione.
Vi riporto wiki ancora una volta ( proprio gliele farei ste donazioni a wiki per quanto ci aiuta!!!!)
La teoria dei sei gradi di separazione è un'ipotesi secondo cui qualunque persona può essere collegata a qualunque altra persona attraverso una catena di conoscenze con non più di 5 intermediari. 
 
Al giorno d'oggi i gradi di separazione sono molti meno ( pensate che tutti gli statunitensi possono essere messi in relazione con qualcosa come 3-4 gradi di separazione medi) però la teoria non perde il suo fascino.
Ora mettiamo insieme le due cose, così come piace fare a me.
Allora qualsiasi atto che compiamo influenza qualcos'altro, o qualcun'altro, o noi stessi.
Ognuno di noi può essere messo in contatto con un'altra persona secondo un numero finito di gradi di separazione.
Ecco che le nostre azioni possono portarci ad entrare in contatto con un'altra persona, secondo delle azioni che tendono ad accorciare la distanza in termini di gradi di separazione fino ad arrivare allo 0: abbiamo creato il destino.
Conoscersi è dicotomia, è un sistema binario, entrare in contatto significa generare una certa sequenza di 1 e 0 per cui si arriva ad incontrarsi, e non ci è dato sapere cosa sarebbe successo se al posto dello 0 ci fosse stato un 1, o viceversa, anche se molto spesso ci accorgiamo che magari ci saremmo incontrati lo stesso con qualcuno (ecco che entrano i gradi di separazione!)
Dai, non succede mai, ma una volta correggiamo i latini: il destino non è proprio, ognuno è artefice di qualcosa, e quel qualcosa si ritrova specularmente nel destino di qualcun'altro, quindi non esiste IL destino, ma I destini, e non sono mai propri, ma sono una sequenza di intersezioni di insiemi che non finiscono mai.
Ci si incontra per un motivo, perchè di ogni insieme esiste il complementare,o esistono I complementari e l'entanglement e i gradi di separazione ci portano ad incontrare chi ci è meno lontano, spazialmente e sociologicamente parlando.
Quasi quasi lo cancello il post, non mi piace molto.
Però se lo cancellassi, e non lo pubblicassi, mai nessuno forse vi direbbe dell'entanglement, e forse non googlereste, e forse non andreste a vedere la serie TV flashforward che spesso lo nomina, e forse non ricordereste di aver visto l'attore in shakespeare in love, e forse non ricordereste di aver visto quel film in classe, e forse non ricordereste quella ragazza che tanto vi piaceva, e non vi verrebbe in mente di cercarla su FB, e non vi accorgereste che non è impegnata, e non provereste a cercare di contattarla tramite amici in comune ( gradi di separazione), e non uscireste insieme, e non vi sposereste, e non avreste dei figli...
Mah, quasi quasi lo lascio, che male fanno queste poche righe.